BULLI STOP: Carol Meneghello

“Se tu ce l’hai fatta, ce la posso fare anch’io”

di Maria Cristina Del Cuore

 

Carol Meneghello, 19 anni, iscritta al primo anno di Università, facoltà di Scienze politiche. Nonostante la sua esperienza liceale (che le ha dato l’opportunità di conoscere Bulli Stop) si sia conclusa, continua a collaborare con il Centro Nazionale Contro il Bullismo.

 

Carol, come sei entrata a far parte del gruppo Bulli Stop?

Ero al mio terzo anno delle superiori. Avevo cambiato scuola da poco, proprio perché sin dalle scuole elementari, e anche durante i primi due anni delle superiori, sono stata vittima di bullismo.

Nel nuovo Istituto ho avuto l’opportunità di conoscere Bulli Stop e il Centro Nazionale Contro il Bullismo.

Sono sempre stata timida, sin da bambina. Sono di origini vietnamite, adottata all’età di 3 anni e arrivata in Italia a 4 anni e mezzo. Venivo spesso presa in giro perché non parlavo perfettamente l’italiano e per il mio aspetto fisico.

C’è un episodio legato al bullismo che ricordi con particolare dispiacere?

Sì, alle elementari in quarta precisamente, c’era una bambina, arrivata da poco nella mia classe, con la quale ero particolarmente legata; anzi, lei sosteneva di essere la mia migliore amica.

Il giorno del suo compleanno ha organizzato una festa, io sono andata e le ho fatto un regalo. Lei non ha voluto il mio regalo e mi ha lasciata da sola per tutta la festa.

Ho sofferto molto per questo. Mi sono sentita esclusa. Da quel momento ho smesso di considerarla un’amica.

Nonostante attualmente frequenti l’università, continui a partecipare ai dibattiti che Bulli Stop organizza nelle scuole romane. Cosa consigli ai ragazzi?

Per me ci sono tre punti fondamentali: il bullo si nutre dell’insicurezza delle sue ‘vittime’. Bisogna trovare il modo, letteralmente, di sopravvivere e di cercare di non credere ciò che il bullo ci vuole dimostrare, cioè che noi meritiamo di essere bullizzati. Non è affatto così. Infine, la cosa fondamentale: parlare, trovare il coraggio di parlare; e se non si riesce da soli ci si deve far aiutare.

Quindi, rivolgersi al Centro Nazionale Contro il Bullismo.

Esattamente. Quando partecipo ai dibattiti, mi rendo conto di quanto sia importante il confronto tra gli individui, tra le persone, le loro esperienze e le rispettive storie vissute. Ancor più importante è che a parlare siano ragazzi giovani, proprio perché tra coetanei ci si comprende meglio e, forse, è più facile aprirsi e condividere. “Se tu ce l’hai fatta, ce la posso fare anche io”.

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