ADRENALINA: Nel blu dipinto di blu

La sicurezza – anche nello sport – è oggi una regola ineludibile; il paracadutismo, per questo, è stato penalizzato in quanto spesso bollato come pericoloso. Le cose non stanno così, lo confermano anche i “numeri”. Ne parliamo con Alessandro Di Giacomo.

 

Istruttore senior di Roma Skydive, il plurimedagliato Alessandro si è “buttato” più di settemila volte.

Alessandro, cosa vi spinge a lanciarvi?

“La prima volta si fa per sfida o per curiosità. Le emozioni sono difficilmente spiegabili: sale l’adrenalina, fuggono i pensieri e resti solo tra cielo e terra. Ti sembra di galleggiare, pur se in caduta libera si superano i 180 km/h. Poche cose ti fanno sentire così vivo e, per questo, consiglio a tutti di provare”.

Cosa rispondi a chi dice: “Mi piacerebbe, ma è troppo pericoloso”?

“Oggi le misure di sicurezza e la qualità dei materiali hanno ridotto al minimo il rischio incidenti o, come si dice in gergo, le emergenze. Negli Usa si fanno quattro milioni di lanci (500 mila in “tandem”, allievo più istruttore). La sicurezza non sta solo nelle dotazioni (paracadute di emergenza e altro) ma anche nella formazione e nel controllo degli istruttori che devono essere tutti autorizzati dall’ENAC (Ente Nazionale Aviazione Civile) e con almeno mille lanci alle spalle. Personalmente ho avuto solo otto emergenze su più di settemila lanci; ma bisogna fare qualche distinzione: anche l’errata apertura del paracadute (troppo presto) o un problema all’aereo durante il decollo le chiamiamo “emergenze”, poiché si tende a ridurre ogni rischio. Infine la scelta della scuola: in Italia ve ne sono venti qualificatissime, come quella nella quale lavoro.”

Qualche consiglio a chi vuol provare?

“Intanto non fermarsi al “sentito dire”: in Italia c’è molta ignoranza sul paracadutismo. Iniziate con il lancio in tandem per sperimentare il volo e la caduta libera. Le emozioni non mancano, per “lui” e per “lei”: le donne “parà” sono ancora poche da noi, circa il dieci per cento. Beh, è il momento di far salire l’aliquota”.

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